La recente approvazione di diversi biosimilari di trastuzumab fornisce un esempio del funzionamento di un robusto programma di sviluppo clinico nella pratica

I biosimilari sono “simili” ma non “identici” all’originatore. Questa distinzione ha causato una notevole preoccupazione tra oncologi e pazienti. Una migliore comprensione della rigorosa procedura di sviluppo e approvazione dei biosimilari, e la crescente esperienza nel loro utilizzo, dovrebbero eliminare le preoccupazioni esistenti.

I biosimilari rappresentano un elemento sempre più importante per il trattamento del cancro; i tre farmaci antitumorali più venduti sono gli anticorpi monoclonali rituximab, il bevacizumab e il trastuzumab. Poiché ora sono disponibili versioni biosimilari dei tre farmaci, è importante comprendere cosa sono e cosa non sono i biosimilari.

La FDA e l’EMA hanno definito i biosimilari come prodotti biologici altamente simili ai prodotti originatori approvati, senza differenze clinicamente significative. Tuttavia, i biosimilari e i farmaci biologici originatori seguono percorsi di approvazione molto diversi. I farmaci biologici originatori richiedono un’ampia ricerca di base, la creazione di un impianto di produzione e purificazione e un programma completo di studi clinici, eseguiti separatamente per ogni indicazione. Al contrario, i biosimilari richiedono un impianto di produzione e soprattutto confronti fisico-chimici e funzionali con l’originatore. Vengono poi eseguiti studi clinici per confrontare gli attributi farmacocinetici, l’efficacia e la sicurezza del biosimilare in una popolazione altamente sensibile rispetto al farmaco originatore. La valutazione clinica dei biosimilari è meno estesa perché l’evidenza della sicurezza e dell’efficacia in un’indicazione può essere estrapolata in tutte le altre indicazioni dell’originatore.

I test di similarità analitica estensiva per stabilire la biosimilarità rispetto all’originatore giustificano efficacemente i programmi di sviluppo clinico abbreviati previsti per l’approvazione normativa dei biosimilari. Sebbene gli specialisti possano essere comprensibilmente cauti nel sostituire con i biosimilari i farmaci di marche familiari, dovrebbero essere rassicurati dal rigoroso percorso normativo applicato ai biosimilari che garantisce che rappresentino opzioni adeguate alle indicazioni approvate.

Conclusioni determinanti

I biosimilari e i farmaci biologici originatori hanno percorsi di approvazione diversi: gli originatori richiedono un’ampia ricerca di base, mentre i biosimilari richiedono confronti fisico-chimici e funzionali con l’originatore. Gli studi sulla similarità analitica stabiliscono la biosimilarità, giustificando una procedura di sviluppo e approvazione abbreviata.

Lo studio di equivalenza per confrontare gli effetti del biosimilare ABP 980 rispetto al trastuzumab di riferimento mostra tassi di risposta patologica simili in donne affette da carcinoma mammario precoce HER2-positivo in ambiente neoadiuvante

Una vasta esperienza dimostra che il trastuzumab è sicuro ed efficace per il trattamento neoadiuvante del carcinoma mammario precoce HER2-positivo. Questo studio ha valutato la biosimilarità tra ABP 980 e trastuzumab di riferimento in termini di efficacia, sicurezza e immunogenicità, aggiungendo in tal modo alla totalità delle prove esistenti gli studi analitici, funzionali e farmacocinetici condotti per l’ABP 980.

Il trastuzumab è il trattamento preferito in molti paesi per pazienti affette da carcinoma mammario HER2-sovraespresso. Il biosimilare ABP 980 ha dimostrato una similarità analitica con il trastuzumab per quanto riguarda struttura, funzione e profilo farmacocinetico; il presente studio randomizzato è stato eseguito per valutare la similarità clinica tra i due farmaci, nonché la sicurezza e l’efficacia del passaggio dall’originatore al biosimilare, in donne affette da carcinoma mammario precoce HER2-positivo operabile.

Le pazienti reclutate sono state suddivise in tre gruppi: una dose di carico e tre cicli trisettimanali di ABP 980 neoadiuvante o trastuzumab (in combinazione con la chemioterapia) prima dell’intervento chirurgico e, successivamente, somministrazione di ABP 980 adiuvante (gruppo 1) o trastuzumab (gruppo 2) oppure si è passato dalla somministrazione di trastuzumab all’ABP 980 ogni 3 settimane (gruppo 3) per un periodo di trattamento totale di 1 anno.

Risultati

Il tasso di pazienti che hanno raggiunto l’endpoint primario (una risposta patologica completa basata su esami di laboratorio del tessuto tumorale al momento dell’intervento) nei gruppi ABP 980 e trastuzumab è stato rispettivamente del 48% e del 41%. In base all’analisi della sensibilità, la differenza di rischio e il rischio relativo di raggiungere l’endpoint primario rientravano nei margini di equivalenza predefiniti. L’incidenza complessiva degli eventi avversi nei due gruppi di trattamento durante entrambe le fasi neoadiuvante e adiuvante è stata simile. Inoltre, il passaggio delle pazienti da ABP 980 a trastuzumab non ha influito sulla sicurezza; l’incidenza degli eventi avversi nel gruppo del passaggio è stata simile a quella delle pazienti che hanno continuato a ricevere il trastuzumab nella fase adiuvante. Nessuna paziente in alcuno dei gruppi è risultata positiva agli anticorpi neutralizzanti.

La sicurezza, l’efficacia e gli esiti clinici sono stati simili nell’ABP 980 e nel prodotto di riferimento trastuzumab somministrati a donne affette da carcinoma mammario precoce HER2-positivo. Le similarità sono continuate durante le fasi neoadiuvante e adiuvante e il passaggio da trastuzumab ad ABP 980 non ha prodotto alcun segnale di sicurezza nuovo o inaspettato.

Conclusioni determinanti

Il trastuzumab è il trattamento preferito in molti paesi per pazienti affette da carcinoma mammario HER2-sovraespresso. Il biosimilare ABP 980 ha dimostrato una similarità analitica con il trastuzumab per quanto riguarda struttura, funzione e profilo farmacocinetico; il passaggio da trastuzumab ad ABP 980 non ha prodotto alcun segnale di sicurezza nuovo o inaspettato.

In soggetti sani, MYL-0140 è bioequivalente sia di UE-trastuzumab che di US-trastuzumab

Il trastuzumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che si lega alla proteina HER2 e combatte efficacemente le cellule tumorali mammarie che sovraesprimono tale oncoproteina. Con il presente studio è stata esaminata la farmacocinetica di una nuova versione biosimilare di trastuzumab allo scopo di confermare la sua bioequivalenza con entrambi i farmaci biologici originatori di provenienza UE e USA.

Gli anticorpi monoclonali biologici (mAb) che mirano alla risposta immunitaria dell’ospite o modificano vie intracellulari specifiche sono stati utilizzati con successo per il trattamento o la palliazione di molti tumori diversi. Il trastuzumab è un mAb diretto anti-HER2, un’oncoproteina sovraespressa in alcuni pazienti affetti da carcinoma mammario o gastrico. MYL-0140 è il primo biosimilare di trastuzumab approvato dalla FDA. In questo studio di bioequivalenza di fase I, è stato confrontato il suo profilo farmacocinetico con quello del trastuzumab di provenienza UE e USA (ovvero, UE-trastuzumab e US-trastuzumab).

Sono stati scelti in modo randomizzato soggetti maschi sani per la somministrazione di una singola infusione di MYL-0140, UE-trastuzumab o US-trastuzumab. Sono stati raccolti campioni ematici in modo regolare durante le prime 48 ore dopo l’infusione e, successivamente, a intervalli di circa 1-2 settimane, per un massimo di 10 settimane. Durante l’intero studio sono stati monitorati gli eventi avversi emergenti dal trattamento (TEAE).

Risultati

La curva concentrazione-tempo del trastuzumab nel siero è risultata simile nei tre gruppi del trattamento. Tutti i parametri farmacocinetici (concentrazioni sieriche di picco e valori dell’area sotto la curva) dei gruppi si ritrovavano all’interno dell’intervallo di bioequivalenza predefinito. Tutti i TEAE erano di gravità lieve o moderata, e il numero di soggetti con anticorpi anti-farmaco (ADA) era comparabile tra i gruppi.

Questo studio dimostra la bioequivalenza tra MYL-0140 a dose singola, UE-trastuzumab e US-trastuzumab, somministrati a soggetti sani. I tre farmaci hanno mostrato profili di sicurezza simili e non ci sono state prove di immunogenicità.

Conclusioni determinanti

Trastuzumab è un anticorpo monoclonale diretto contro i tumori con HER2-sovraespressi. Il presente studio di bioequivalenza di fase I ha dimostrato la bioequivalenza tra MYL-0140 a dose singola, UE-trastuzumab e US-trastuzumab somministrati a soggetti sani.

MYL-1401H, biosimilare di pegfilgrastim, mostra un’efficacia equivalente al prodotto di riferimento nella prevenzione della neutropenia indotta da chemioterapia in pazienti affette da carcinoma mammario

I farmaci biologici hanno un elevato potenziale terapeutico ma sono associati ad alti costi, che influiscono sulla loro disponibilità; i due principali limiti che i biosimilari devono affrontare. Il filgrastim è stato uno dei primi biosimilari a ricevere l’approvazione EMA/FDA ed è indicato per la profilassi della neutropenia indotta da chemioterapia (CIN), infezioni e riduzioni delle dosi in pazienti oncologici. Mentre il filgrastim viene somministrato quotidianamente, la sua forma con azione a lunga durata, il pegfilgrastim, può essere somministrata una volta per ciascun ciclo di chemioterapia. MYL-1401H è un biosimilare di pegfilgrastim con dati preclinici e farmacocinetici/farmacodinamici che supportano l’equivalenza al farmaco originatore. Il presente studio di fase III su sicurezza ed efficacia è stato progettato per confermare l’equivalenza tra MYL-1401H e pegfilgrastim per la profilassi CIN.

Lo studio ha incluso pazienti affette da carcinoma mammario idonee a ricevere un trattamento di chemioterapia adiuvante con docetaxel/doxorubicina/ciclofosfamide (TAC) ogni 3 settimane per sei cicli. La profilassi CIN è stata somministrata 24 ore dopo il giorno 1 di ciascun ciclo di chemioterapia.

Risultati

La durata media della neutropenia grave in entrambi i gruppi MYL-1401H e pegfilgrastim è stata di 1,2 giorni, dimostrando un’efficacia equivalente tra i due gruppi. Sono risultati simili anche gli endpoint secondari, tra cui il nadir del conteggio assoluto dei neutrofili (ANC) e il tempo del nadir ANC. In tutti i cicli, si è verificata neutropenia febbrile (FN) nel 6% delle pazienti che hanno ricevuto MYL-1401H e nel 2% per il pegfilgrastim, suggerendo la non inferiorità di questo parametro. Tutti i casi di FN sono stati di breve durata e nessuna infezione ha richiesto un trattamento. Tra i gruppi sono stati osservati tassi simili di eventi avversi emergenti dal trattamento (TEAE). In una paziente del gruppo pegfilgrastim e in nessuna paziente del gruppo MYL-1401H sono stati riscontrati anticorpi anti-farmaco indotti dal trattamento.

Nel presente studio, MYL-1401H ha dimostrato un’efficacia equivalente al pegfilgrastim per la profilassi CIN in pazienti affette da carcinoma mammario sottoposte a chemioterapia TAC. Entrambi i prodotti sono stati generalmente ben tollerati, senza differenze clinicamente significative di TEAE.

Conclusioni determinanti

Il pegfilgrastim con azione a lunga durata è indicato per la profilassi CIN, le infezioni e le riduzioni della dose in pazienti oncologici. Il presente studio di fase III ha dimostrato un’efficacia equivalente del biosimilare MYL-1401H rispetto al prodotto originatore.