Abstract

La recente approvazione di diversi biosimilari di trastuzumab fornisce un esempio del funzionamento di un robusto programma di sviluppo clinico nella pratica

Titolo dell’articolo: The rise of oncology biosimilars: from process to promise

Citazione: Verrill M et al. Future Oncol 2019;15:3255–65

Data di pubblicazione: Ottobre 2019

I biosimilari sono “simili” ma non “identici” all’originatore. Questa distinzione ha causato una notevole preoccupazione tra oncologi e pazienti. Una migliore comprensione della rigorosa procedura di sviluppo e approvazione dei biosimilari, e la crescente esperienza nel loro utilizzo, dovrebbero eliminare le preoccupazioni esistenti.

I biosimilari rappresentano un elemento sempre più importante per il trattamento del cancro; i tre farmaci antitumorali più venduti sono gli anticorpi monoclonali rituximab, il bevacizumab e il trastuzumab. Poiché ora sono disponibili versioni biosimilari dei tre farmaci, è importante comprendere cosa sono e cosa non sono i biosimilari.

La FDA e l’EMA hanno definito i biosimilari come prodotti biologici altamente simili ai prodotti originatori approvati, senza differenze clinicamente significative. Tuttavia, i biosimilari e i farmaci biologici originatori seguono percorsi di approvazione molto diversi. I farmaci biologici originatori richiedono un’ampia ricerca di base, la creazione di un impianto di produzione e purificazione e un programma completo di studi clinici, eseguiti separatamente per ogni indicazione. Al contrario, i biosimilari richiedono un impianto di produzione e soprattutto confronti fisico-chimici e funzionali con l’originatore. Vengono poi eseguiti studi clinici per confrontare gli attributi farmacocinetici, l’efficacia e la sicurezza del biosimilare in una popolazione altamente sensibile rispetto al farmaco originatore. La valutazione clinica dei biosimilari è meno estesa perché l’evidenza della sicurezza e dell’efficacia in un’indicazione può essere estrapolata in tutte le altre indicazioni dell’originatore.

I test di similarità analitica estensiva per stabilire la biosimilarità rispetto all’originatore giustificano efficacemente i programmi di sviluppo clinico abbreviati previsti per l’approvazione normativa dei biosimilari. Sebbene gli specialisti possano essere comprensibilmente cauti nel sostituire con i biosimilari i farmaci di marche familiari, dovrebbero essere rassicurati dal rigoroso percorso normativo applicato ai biosimilari che garantisce che rappresentino opzioni adeguate alle indicazioni approvate.

Conclusioni determinanti

I biosimilari e i farmaci biologici originatori hanno percorsi di approvazione diversi: gli originatori richiedono un’ampia ricerca di base, mentre i biosimilari richiedono confronti fisico-chimici e funzionali con l’originatore. Gli studi sulla similarità analitica stabiliscono la biosimilarità, giustificando una procedura di sviluppo e approvazione abbreviata.